"Un leone ferito che beve a un ruscello. A poca distanza, le radici di un albero si allungano nell'acqua, liberando le loro proprietà curative. ./. L'albero che immerge le radici del torrente è l'albero della china e la sua corteccia ha probabilmente salvato millioni di vite umane. Delle sue potenti proprietà febbrifughe si rendono conto anzitutto gli indios - del Perù e della Bolivia - ma non sfuggono ai gesuiti che, nel XVII secolo, portano quella corteccia in Spagna : essicata e chiusa in sacchi, viene poi venduta nei più importati porti d'Europa. La chiamano cortice.
Tuttavia, quando in Europa ci si rende conto dei suoi usi officinali, si capisce pure che si tratta di un farmaco per pochi eletti: perché costoso, perché viene da lontano, perché la corteccia deve essere tritturata a mano. E poi quella polvere rende gli ammalati privi di forze, pur togliendo loro la febbre, una cosa che, alla gente semplice, sembra talvolta più grave della febbre stessa.
Nel XIX secolo, la svolta: grazie alle mole meccaniche, in poco tempo è possibile ottenere qualità enormi di cortice raffinato. Il prezzo diminuisce. Nel 1817, Pierre Joseph Pelletier e Joseph Bienaimé Caventou estraggono da quella corteccia il chinino. Ma solo alla fine del secolo si dimostrerà in modo incontrovertibile illegame tra malaria e parassiti e solo agli inizi dzl XX secolo, in Italia, quando ancora muiono quidicimila persona all'anno a causa della malaria, lo Stato accetterà di vendere il chinino negli spacci di sali e tabacchi."
p.165 Cortice
I Leoni di Sicilia, la saga dei Florio Stefania Auci
Casa Editrice Nord 2019
Le plantes médicinales /2 E.Perrot - R.Paris
Presses Universitaires de France 1974