' Certo. Anche se ho sempre preferito i Rolling Stones.'
'Ah, sai che Rosa mi ha regalato un disco di quelli lì?'
'Gli Stones?'
'Loro, sì.'
'Allora mi sa che sono gelosa' disse Eleonora, con un sorriso quasi invisibile ,da principessa indiana. Si divertivano un sacco.
p.27
Mica male questa musica, pensava, mentre preparava il caffè, muovendo il capo al ritmo della canzone. Erano le nove passate, la giornata era bella come avevano detto alle previsioni del tempo, e stava aspettando Eleonora per andare al mare. Aveva appena messo sul giradischi il regalo di Rosa per il suo compleanno... Rolling Stones...Beggars Banquet... Il cantante aveva una voce davvero particolare, drammatica e al tempo stesso... come dire... disubbidiente, indomabile... da ragazzo che non tollerava di essere comandato... Era una musica distante anni luce da quella di quando lui era ragazzo... aveva una forza trascinante, invitava a sfogare la rabbia, a snidare la propria insoddisfazione, forse addirittura a scoprirla, qualunque fosse la sua origine...
'Il primo paese che conquistò il mio giovane cuore e mi sedusse per la lingua, la bellezza, la moda, i fiori, l'intelligenza e gli uomini fu l'Italia. Arrivare per la prima volta in Italia nel maggio del 1967 fu come entrare in un film di Fellini nelle vesti di una star. La realtà che vivevo, secondo un normale metro di giudizio, corrispondeva a un sogno: ero richiesta dagli intellettuali; scrittori, registi e politici m'invitavano a cena, mentre gli ambienti colti di sinistra, a Roma e a Milano, mi coccolavano come fossi la loro beniamina. Conobbi Furio Colombo, che io chiamavo Marco, e che è forse la persona più intelligente che abbia mai incontrato. Era un giornalista de "La Stampa", uno dei maggiori quotidiani italiani, aveva scritto un libro sull'America di Kennedy e un altro sul teatro americano; inoltre, all'epoca, lavorava anche per la televisione italiana. Mi portava in certi ristorantini dove tutti ci riconoscevano, e mi parlava di politica, filosofia,arte e religione, mentre io lo fissavo con gli occhi sognanti, piena di ammirazione per la sua mente straordinaria. Venni portata nelle boutique più prestigiose, dove mi concedevano sconti scandalosi sulle ultime creazioni di moda. Mi facevano alloggiare in splendide suite che si affacciavano su parchi e giardini; e attori, scrittori, poeti, cantautori, pittori, senatori e professori mi mandavano bouquet di rose.
Me ne stavo seduta nel letto della mia magnifica suite dell'Excelsior, in un mare di candide lenzuola di lino, tra montagne di cuscini e trapunte, e ordinavo per colazione croissant, marmellata e caffè con latte. Studiavo alla chitarra canzoni italiane, finché non arrivava il momento di ordinare il pranzo: un bel piatto di spaghetti al dente. Mi crogiolavo in mezzo a tutte quelle attenzioni; dapprima ebbi qualche perplessità, ma finii per lasciarmi viziare, abituandomi a quell'ambiente lussuoso.
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Nel 1970 cantai all'Arena di Milano, uno stadio calcistico. Ero stata in televisione e avevo parlato in italiano di Martin Luther King, della guerra nel Vietnam, delle manifestazioni, della non violenza; avevo anche cantato una canzone in italiano, intitolata 'C'era un ragazzo': parla di due giovani, uno italiano e l'altro americano, che suonano la chitarra e amano i Beatles e i Rolling Stones. Un giorno, l'americano riceve la cartolina precetto dal governo degli Stati Uniti e parte per il Vietnam; la sua chitarra adesso giace dimenticata e il ragazzo deve suonare un nuovo strumento che emette una nota sola: Ta ta rra ta ta, ta ta rra ta ta. Si trattava di un successo del momento, di Gianni Morandi, un idolo dei teenager, un cantante con una di quelle voci graffianti e sensuali che fanno vendere milioni di dischi. Su consiglio di Marco, cantai 'C'era un bel ragazzo' alla TV, e fu davvero un bel colpo.
p.201-203
E una voce per cantare. La mia vita, la mia musica.
Joan Baez
Ed.Bietti 2021
Traduzione in italiano Tilde Arcelli Riva
Titolo originale 'And a Voice to Sing With ' (Joan Baez - 1987)