" Per evitare che a qualcun altro venisse la voglia di rivolgerle la parola tirò fuori dallo zaino l'Inferno di Dante . Era quello in cui si parlava male della sua terra. Descrivendo la selva dei suicidi Dante voleva rendere l'idea di un luogo così inospitale e selvatico da essere addirittura peggio della Maremma.
Non fronde verde, ma di color fosco;
no rami schietti, ma nodosi e 'nvolti;
non pomi v'eran, ma stecchi con tòsco.
Non han sì aspri sterpi né sì folti
quelle fiere selvagge che 'n odio hanno
tra Cecina e Corneto i luoghi cólti.
Prese il quaderno e scrisse: " Non c'erano fronde verdi ma di colore scuro, non rami dritti ma nodosi e contorti, non frutti ma stecchi con spine velenose. Neanche alle bestie selvatiche che si rifugiano lontano dai luoghi coltivati nei boschi della Maremma tocca stare in mezzo a sterpaglie così folte".
Nel commento che aggiunse alla parafrasi scrisse una cosa banale scopiazzata dalle note del curatore, anche se ciò che le veniva venire in mente quel canto era un pensiero rivolto a chi non conosceva il posto in cui era nata e cresciuta. Ci pensa mai la gente che viene qua in vacanza che la Maremma era così tremenda che Dante la usava per descrivere un bosco all'Inferno? "
p.212
Il giardino dei mostri - Lorenza Pieri
edizioni e/o isbn 978-88-3357-089-1
La Maremma -Toscana
10/2021 Gavorrano
Golfo di Baratti 2/2022