" La violenza, "utile" o "inutile", è sotto i nostri occhi : serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato, in entrambi quelli che si sogliono chiamare il primo ed il secondo mondo, vale a dire nelle democrazie parlamentari e nei paesi dell'area comunista. Nel terzo mondo è endemica od epidemica.
Attende solo il nuovo istrione ( non mancano i candidati ) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono "belle parole" non sostenute da buone ragioni. "
così scrisse
Primo Levi nel 1986 nel suo saggio
I sommersi e i salvati
Questo testo faceva parte dell'argomento di cui abbiamo parlato giovedì scorso nel
club di conversazione della Dante Alighieri di Anversa.
L'argomento era stato proposto a seguito del
Giorno della Memoria del 27 gennaio .
Mica facile, parlare di un tale argomento complesso e delicato.
Avevo l'impressione che per certe persone sia stato un po' troppo difficile.
È stata una conversazione interessante, anche grazie alla competenza del conduttore,
il simpatico romagnolo Raffaele.
Ricordare per non dimenticare , penso che più che mai sia necessario.